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Scontri nei cortei, Lo Russo «voglio città dove non volino sempre manganelli»

Il Sindaco di Torino, serve cambio linea su direttive cortei. Il sindacato di Polizia: i poliziotti non hanno desideri reconditi di manganellare i cittadini

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Scontri nei cortei a Torino - Immagine rappresentativa

Il sindaco di Torino, Stefano Lo Russo parla in Consiglio comunale degli scontri di venerdì tra studenti e forze dell’ordine alla manifestazione per Lorenzo Parelli, il giovane morto a Udine nell’ultimo giorno di stage. «Io voglio vivere in una città in cui non volano i manganelli a ogni manifestazione, men che meno sui ragazzi. Credo si debba collaborare tutti, e auspico che in questo senso ci possa essere un cambio di linea delle direttive sui cortei, affinché si possa esprimere il libero esercizio democratico, sempre nel rispetto delle regole».

«Per prima cosa – prosegue Lo Russo – esprimo piena e totale adesione politica all’oggetto della manifestazione che riguardava un episodio grave che getta una luce sinistra sul tema della sicurezza nei luoghi di lavoro». Il sindaco ricorda poi che la manifestazione, come prevedono le direttive ministeriali anti Covid, era autorizzata in forma statica.

«Questa – osserva il primo cittadino – è l’origine della problematica che si è nuovamente verificata quando è stato deciso di far partire un corteo non autorizzato. Se ci sono state violazioni di carattere procedurale da parte delle forze dell’ordine non spetta certo a me valutarlo, ci sono organi preposti, io personalmente mi sono fatto parte attiva affinché la manifestazione del giorno successivo, come è stato, si svolgesse senza tensioni».

Il sindaco annuncia poi di aver chiesto di inserire la vicenda all’ordine del giorno del Tavolo della sicurezza di mercoledì in Prefettura. «Sempre tenendo come prima cosa la salute – sottolinea – la questione dei cortei va superata per una gestione meno conflittuale, sapendo che un eventuale cambio di linea, avrà un effetto trascinamento sulle manifestazioni su qualunque argomento, comprese quelle contro il Green Pass».

La risposta del Sindacato della Polizia di Stato (Siulp)

«Siamo d’accordissimo con il Sindaco di Torino Lo Russo e anche noi, come lui, vorremmo una città dove non volino sempre i manganelli, come ha dichiarato sul giornale La Repubblica – commenta il Segretario Generale del Siulp di Torino, Eugenio Bravo – peccato che il primo cittadino dimentica di aggiungere che per arrivare a questo grande risultato è necessario che le manifestazioni non vengano gestite, condizionate o indirizzate da esponenti infiltrati di alcune aeree antagoniste, il cui scopo è esclusivamente quello di andare contro le forze dell’ordine, com’è successo nella manifestazione studentesca di venerdì scorso. Come non aiutano le dichiarazioni di alcuni esponenti politici che senza conoscere i fatti nel dettaglio, anziché prediligere l’obiettività, sentono il dovere di schierarsi con i manifestanti a prescindere, e condannare le forze dell’ordine. Ricordiamo solo che un poliziotto è stato ferito con un pugno sul volto all’inizio degli scontri di piazza».

«La verità – prosegue Bravo – è che il diritto di manifestare legittimamente è sacrosanto, ma le infiltrazioni di elementi perturbatori nelle manifestazioni il cui scopo non è la rivendicazione, ma ingenerare scompiglio, tumulti, disordini e feriti, richiede da parte degli organizzatori di manifestazioni una inevitabile scelta di campo, impedendo che individui di questo tipo si aggreghino alle loro legittime manifestazioni finanche capeggiandole, e denunciare eventuali atti di violenza. Se non si comincia con il rispetto delle regole e di chi le fa osservare come i tutori dell’ordine, ma lo “sport” più praticato è quello di aggredire, offendere e contestarle sempre e comunque è difficile che tutto questo possa essere consentito nel nome della democrazia o della libertà di manifestare poiché significherebbe trasformare le manifestazioni in inevitabili tumulti di piazza, con aree urbane alla mercé di violenze sfrenate. A queste violenze e violazioni di legge le forze dell’ordine devono necessariamente rispondere per ripristinare la pacifica convivenza e se necessario con l’uso della forza prevista per legge dallo Stato».

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