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Arrivati a Torino altri 9 bambini ucraini malati di tumore

Seconda missione umanitaria del Piemonte: arrivati a Torino altri bambini ucraini malati di tumore e ricoverati all’ospedale Regina Margherita. La più piccola ha 6 mesi

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Bimbi Ucraina malati di tumore
Arrivati a Torino altri bimbi dell'Ucraina malati di tumore - Credit: Regione Piemonte

Ucraina e profughi. Si è conclusa nel pomeriggio la seconda missione umanitaria della Regione Piemonte per portare in salvo nove bambini malati oncologici in fuga dalla guerra in Ucraina. La più piccola, Victoria, ha 6 mesi, il più grande ha compiuto 16 anni e si chiama Dmytro. Con loro anche due adulti.

Subito dopo l’atterraggio a Torino Caselle del volo partito in mattinata verso l’aeroporto di Iasi (Romania), dove ad attenderlo c’erano i bambini con le proprie famiglie, lì arrivati passando dalla Moldavia, i piccoli pazienti sono stati affidati alle cure dell’ospedale infantile Regina Margherita, come gli altri 13 affetti da tumore giunti due settimane fa.

A rendere possibile questo nuovo viaggio è stata ancora una volta la generosità di due realtà piemontesi sempre pronte a dare supporto alla comunità: Fondazione Lavazza Reale Foundation che, insieme, hanno coperto tutti i costi necessari. A sostegno della missione anche Sagat Spa e Sagat Handling, che hanno garantito anche stavolta la piena gratuità di tutte le operazioni aeroportuali.

A bordo del volo c’erano il presidente della Regione Alberto Cirio e la dottoressa Franca Fagioli, direttore dell’Oncologia pediatrica dell’ospedale Regina Margherita. Con loro anche l’assessore regionale alla Sicurezza Fabrizio Ricca, il vicepresidente del Gruppo Lavazza Giuseppe Lavazza, il direttore Sostenibilità e Comunicazione di Reale Mutua Virginia Antonini e il segretario di Reale Foundation Luca Rossin.

I migliori ospedali d’Italia

«Ho detto alle mamme che stiamo portando i loro figli a curare in uno degli ospedali migliori d’Italia – ha dichiarato il presidente Cirio dopo lo sbarco a Caselle – Negli occhi di queste mamme ho visto speranza, riconoscenza e grande dignità di persone costrette incolpevolmente a chiedere aiuto. Quella di oggi è stata la seconda missione, ma siamo pronti a ripartire tutte le volte che serve. Perché questi bambini, se uno non va a prenderli, non possono scappare dalla guerra, non possono essere curati, non possono essere salvati. Finché ci sarà necessità il Piemonte c’è, c’è stato e ci sarà. Noi siamo una Regione che vuole bene all’umanità, che vuole bene alle persone, che quando viene chiamata in causa fa la sua parte. L’ha sempre fatto in passato e sempre lo farà in futuro».

Fatti, non parole

«Il Piemonte li va a prendere perché quando c’è una guerra non ci si può limitare a condannarla con gli atti formali – ha proseguito Cirio – Gli atti formali vanno fatti, le condanne vanno fatte, ma poi bisogna che ognuno faccia la propria parte anche concretamente. Ci sono bambini che non possono scappare perché sono malati, e se non li vai a prendere rimangono dove sono. E allora grazie a Fondazione Lavazza, a Fondazione Reale Mutua, grazie alle sponsorizzazioni dei privati, senza nessuna spesa pubblica, senza un euro di soldi pubblici, ma solo con i soldi raccolti dalla generosità delle aziende piemontesi, ritorniamo a prenderci, e ritorniamo a prendere tutti quelli che possiamo».

Uno si è sentito male

«Sul volo uno dei ragazzi è stato male e quindi è stato necessario velocizzare le operazioni di atterraggio – ha rivelato l’assessore Ricca – Una situazione di emergenza che ci ricorda che il tempo a disposizione è poco, anche un giorno può fare la differenza e che ci sono ancora tanti bambini da salvare».

Uno non ce l’ha fatta

Come ha puntualizzato la dottoressa Fagioli, «anche per questi bambini, come per gli altri piccoli giunti due settimane fa nel nostro ospedale, comincia un percorso complesso per aiutarli a guarire. Cinque dei pazienti arrivati a inizio marzo sono stati già dimessi e proseguono le terapie in day hospital, altri due li seguiranno a breve, mentre gli altri continuano in regime di ricovero. Purtroppo, il bambino più grave non ce l’ha fatta, la sua malattia era in stato troppo avanzato. Per casi come questi il fattore tempo è fondamentale, le cure devono essere iniziate in modo tempestivo. Ed è il motivo per cui siamo qui».

«È il secondo intervento che facciamo e penso non sia l’ultimo – ha dichiarato Giuseppe Lavazza – D’altra parte le emergenze si moltiplicano, la situazione è molto critica e cerchiamo di fare tutto il possibile. Abbiamo un’organizzazione dedicata, con persone competenti e appassionate, tutta la nostra famiglia è coesa e allineata, siamo disposti a intraprendere tutti gli interventi necessari e le decisioni vengono prese all’unanimità e in breve tempo».

«Come Reale Mutua e Reale Foundation siamo vicini ai territori in cui operiamo, che lottano per aiutare e accogliere le persone in fuga dalla guerra. Questo è il nostro modo di fare impresa da 194 anni – ha rilevato Virginia Antonini – Siamo da poco società benefit e abbiamo dichiarato nero su bianco, nel nostro statuto, di voler restituire ai territori parte del valore che generiamo. Non vogliamo essere i primi, né gli unici, collaboriamo con le altre imprese e con le associazioni con beni di prima necessità, farmaci e tutto quello che serve per accogliere al meglio queste persone».

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