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Storie

Giacomo Balla, un illustre torinese che ha cambiato il modo di vedere il mondo

Il torinese che ha cambiato il modo di vedere il mondo. Il «suo universo» era più allegro e colorato, dove lo spazio e il tempo si si fondevano all’istante. Ha anche contribuito a cambiare il modo di intendere l’abito maschile, rompendo tutti gli schemi

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Di umili origini, figlio di una sarta e di un cameriere, Giacomo Balla deve il futuro successo  alle capacità e all’ambizione della madre. La donna, avendo intuito la sua predisposizione all’arte,  decide di mettersi in proprio per investire il massimo nella sua educazione. Anche il padre, che gli trasmette la passione per la fotografia, sarà  per lui una figura fondamentale. Balla inizia a studiare il violino ma abbandona presto per dedicarsi alla pittura.

Giacomo Balla, la sua storia

Dopo il liceo artistico frequenta l’Accademia Albertina completando così la sua educazione e, nel 1981, viene assunto da un famosissimo fotografo di Torino che annovera fra i suoi clienti i principali rappresentanti dell’alta borghesia e dell’ l’aristocrazia torinese. Nel 1895, si trasferisce a Roma con la madre e lavora, per vari anni, come illustratore, caricaturista e ritrattista.
Nel 1899 espone i suoi quadri alla Biennale di Venezia e all’Esposizione Internazionale di Belle Arti.

Giacomo Balla e il divisionimo

A Roma, dove si dedica allo studio della luce e ne sperimenta gli effetti dipinti sulla tela, abbraccia la nuova tecnica divisionista divenendone avanguardista. Il divisionismo è un movimento artistico che nasce in Italia alla fine dell’800 e si caratterizza dalla separazione dei colori in singoli punti e linee che, insieme, agiscono in senso ottico. Per circa dieci anni Balla è  divisionista ma la sua ricerca  pittorica continua,  la sua pittura diviene sempre più sintetica e negli anni della prima guerra mondiale viene riconosciuto come uno dei principali  protagonisti del Futurismo insieme a Depero.

Giacomo Balla e la fase futurista

Balla “vuole” che l’ Universo sia più allegro e colorato e abbandona il figurativismo proponendo scene sempre più astratte  dove lo spazio e il tempo si fondono all’istante come in uno scatto fotografico: un passaggio dall’immagine visiva a quella psicologica del moto. Per analizzare il movimento si concentra sul moto delle automobili cercando di descrivere la velocità del veicolo in corsa, attraverso triangoli di luci e ombre. Secondo Balla i concetti  che interessano l’uomo moderno, quali velocità e dinamismo, devono necessariamente esprimersi in forme non legate alla natura bensì ai congegni meccanici.

Giacomo Balla, non solo pittore

Giacomo Balla è  anche scultore, scrittore, scenografo e creatore di arredi, mobili e oggettistica. Nel 1914 si cimenta per la prima volta con la scultura, che presenta alla “Prima esposizione libera futurista” sempre a Roma.

Nel suo “Manifesto dell’abito anti neutrale” Balla  vuole  sostituire il vecchio abito maschile con uno più dinamico e colorato, che rompa con la tradizione e si adegui  al concetto di modernità.

Per quanto concerne l’attività letteraria Balla é  autore di “paroliberi”, uno stile letterario che nasce con il Futurismo e che prevede parole in libertà:  prive di  legami, frasi, periodi,  punteggiature, accenti e apostrofi.

Uscita dal Futurismo e fine

Nel 1937 Balla si dichiara estraneo alle attività futuriste e ritorna alla Pittura Figurativa. Da quel momento, esce dalla cultura ufficiale e verrà rivalutato solo nel dopoguerra. Nel 1949 alcune sue opere vengono esposte al MoMa alla mostra: “Twentieth-Century Italian Art”.

Muore a Roma il 1º marzo 1958 a 86 anni.

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