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L’imprevidibilità della vita tra stupore, meraviglia e attese. Piccole coincidenze che ci fanno credere in un mondo migliore

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“Ho sete ..la bocca è secca  e il sole sta per alzarsi  di nuovo. La mamma tanti giorni fa, non ricordo bene, mi ha svegliata nel cuore della notte:” Aisha alzati, dobbiamo andare” Faceva finta di essere tranquilla ma non lo era. La nonna in un angolo piangeva.  Ma non come piango io. Lei non aveva le lacrime.

Siamo uscite in fretta senza neppure darci il minimo abbraccio. Fuori c’era un furgone a fari spenti pieno zeppo di uomini e donne. Non c’era neppure un bambino. Io ero l’unico a essere lì. La mamma ha dato un pacchetto all’uomo che guidava e che era armato. L’uomo  lo ha aperto, lo ha controllato e ci ha fatto salire. Ci siamo strette in un angolino, io in braccio alla mamma.

Ho riconosciuto qualcuno: due uomini e una donna erano del nostro villaggio, gli altri no, non li avevo mai visti ma apparivano molto stanchi. Nessuno parlava.

Il furgone faceva rumori strani mentre sobbalzava lungo la strada e il viaggio fu lungo, molto, molto lungo. Mi addormentai e mi svegliai solo quando arrivò la luce. Avevo tanta fame e voglia di fare la pipì. La mamma aprì il borsone e mi diede qualcosa da mangiare ma non mi fecero scendere per fare la pipì. Non si poteva, dissero.

Poco dopo vedemmo il mare. Me lo disse la mamma di cosa si trattava perché io, il mare,  non lo avevo mai visto da vicino. L’unica immagine che conoscevo era quella che si trovava tra le pagine di un libro che la maestra Neema aveva mostrato a tutti noi scolari, tanto tempo fa. Eravamo seduti in circolo sotto la nostra bellissima pianta che faceva una quantomai piacevole ombra.

Il mio papà se ne era andato poco prima che io nascessi, era andato lontano a cercare fortuna per noi, diceva la mamma, ma il suo sguardo era triste e sfuggiva il mio.

Era bello allora, anche senza papà, ma poi arrivarono uomini cattivi e fu la guerra.

Non so perché ma il nostro villaggio venne quasi tutto incendiato e distrutto ma non la nostra capanna che era un po’ fuori.

I miei fratelli grandi vennero catturati e anche mia sorella sparì. La Mamma piangeva molto in quel periodo e io anche perché vedevo lei piangere.

La mamma mi disse che saremmo andati via: non si poteva stare più li.

Carmelo si svegliò molto presto come ogni giorno Quel giorno però era migliore degli altri perché si sarebbe recato all’Ufficio postale di Lampedusa per ritirare la pensione di 350 euro. Pregustò la gioia che avrebbe provato nel comprarsi i due sigari che sarebbero durati tutto il mese.

Il sole non  era ancora troppo caldo.. si preparò sperando che il vecchio rubinetto gli desse un po’ d’acqua per lavarsi : almeno il viso.

Sì l’acqua c’era , la giornata prometteva bene.

Si avviò e le vecchie gambe doloranti riacquistarono vigore.

Dopo un po’ si fermò a riposare e sedette su una panchina .Guardò il mare: era piatto e calmo ..l’ufficio postale era ancora lontano.

Salvatore spuntò da dietro una casa e gli si avvicinò “ Bella giornata eh Carmelo andiamo insieme e poi ci facciamo un bicchiere di vino al bar..offro io!”

“ Buona idea Salvatore, per oggi facciamo i  signori! ..” Mentre si alzava Carmelo guardò nuovamente il mare “ Salvatore guarda.. È apparso un puntino all’orizzonte… sarà un altro barcone di disgraziati ancora più di noi” Carmelo strinse gli occhi per meglio mettere a fuoco “ Si.. È possibile …. chissà se riusciranno ad arrivare vivi …

Le pesanti tende lasciavano intravedere un po’ di chiarore, la luce fredda di maggio a Milano.

La sveglia elettronica si mise in funzione emettendo suoni sibilantiintermittenti : erano le sette.

Lorenzo andò a fare la doccia  iniziando fin da subito a pensare alle riunioni che erano state fissate per quel giorno. “tutto va male, l’economia  é al collasso e io pure.. Se va avanti così lascio tutto …ma devo fare in fretta… con quello che mi resta in ogni caso  posso vivere bene con tutta la famiglia finché campo e fin che camperanno i miei figli …”

Il getto della doccia era bollente come piaceva a lui e per un attimo non pensò alle sue disgrazie.

Si vestì e scese nella grande cucina tecnologica dove il tavolo della colazione era già pronto.

Era solo : moglie e figli abitavano altrove.

Sospirò e iniziò a sfogliare i quattro quotidiani che stavano lì ben allineati sul tavolo accanto ai vassoi ricolmi di cibi dietetici che non gli piacevano per niente ma il medico glieli aveva prescritti insieme a tante pillole e pastiglie: lo stress, il fegato, la linea …

“Nuovo sbarco di clandestini a Lampedusa” titolava il Corriere “ Eh basta, non se ne può più con questa storia.. Ma cosa vogliono da noi.. devono restare a casa loro ….”

Il cellulare squillò imperioso. Lorenzo rispose brevemente con tono secco. Si alzò in fretta, buttò il giornale sul tavolo, lasciò la colazione quasi intatta , andò nello studio , prese una ventiquattro ore e si apprestò ad uscire.

Nel raffinato ingresso Youssef si era materializzato: alto, nero elegante nella semplice divisa quasi gli faceva rabbia tanto era bello e perfetto.

Non ricordava più da dove arrivava, erano anni che era a Milano e parlava un buon italiano. Forse si adesso ricordava. doveva avere moglie e figli da qualche parte in Africa ma non ne parlava mai.  In quell’anno gli era divenuto insostituibile, un perfetto robot ecco sì un robot efficiente e all’avanguardia.

“Siamo arrivati  ho sempre tanta sete e la mamma non sta  bene C’è gente gentile che ci aiuta Ci danno da bere e da mangiare e possiamo lavarci… ci hanno dato un posto da dormire è morbido , preferivo la mia stuoia non riesco a dormire e la mamma sta ancora più male ed è venuto un dottore”

Salvatore e Carmelo entrano nell’osteria ,ordinano del vino sfuso e iniziano a parlare dei tempi andati, dei figli ormai lontani e assenti ma non insistono troppo, non vogliono soffrire.. parlano piuttosto degli immigrati che arrivano quasi ogni giorno e ricordano come in gioventù anche loro erano emigrati in America ma non avevano avuto fortuna ed erano ritornati dopo pochi anni all’isola e al  lavoro di pescatore. Non hanno più l’età per avere dei rimpianti e, in verità, non ne hanno mai avuti .

Era destino concludevano prima di ogni  bevuta  incrociando i bicchieri

Ora dovevano mettere tutta la poca energia che rimaneva per ingegnarsi a sopravvivere ma ,tutto sommato, non erano scontenti

Lorenzo  non era ancora uscito quando arrivò la polizia per arrestarlo. “ Può chiamare il suo avvocato “ gli dicono ma l’avvocato non c’è e  Lorenzo lascia detto alla segretaria. Il tono di voce è ora meno sicuro

Youssef vede tutto dalla finestra e capisce che deve trovarsi un nuovo lavoro,riempie una valigia con cura e esce anche lui.

La sera stessa , in un piano bar frequentato da ricche signore ormai sfiorite ,inizia la sua ricerca di lavoro: individua la preda e colpisce con un sorriso. Sa di essere bello e di piacere. Aveva iniziato così appena sbarcato in Italia tanti anni prima forse sette, non ricordava bene e infine non voleva ricordare: ora era tutto diverso.

La donna risponde al sorriso “ è fatta “ pensa “forse  per un’estate dura poi si vedrà.”

Lei lo invita nella sua villa a Lampedusa , è sola ed ha bisogno di compagnia. Accetta.. due giorni dopo sono sull’aereo. La villa è lussuosa, ancora di più delle dimore precedenti. .Si è ormai abituato al lusso. Non era stato difficile.

Anisha è rimasta sola La mamma non c’é più e Paola e Angela sono molto gentili con lei Hanno avuto per il momento l’autorizzazione dalle Autorità a farla uscire dal Centro tutti i giorni, deve però rientrare la sera per dormire nell’ala destinata ai bambini rimasti soli.

La portano a conoscere la gente dell’isola , le insegnano qualche parola di italiano e le comprano anche dei vestitini nuovi coloratissimi.

Il padre di Paola gestisce un piccolo  bar trattoria in paese e Anisha inizia a frequentarla. Le piace molto la frescura del piccolo locale, i vasi pieni di fiori,  il banco frigo dei gelati e la frutta esposta su piatti ricamati e le piacciono anche i due vecchietti che ,ogni tanto ,siedono sulla panca a chiacchierare.

Carmelo e Salvatore le ricordano i suoi nonni anche se sono più chiari.

Non capisce i vecchietti e i vecchietti non la capiscono ma ogni tanto siede ugualmente accanto a loro che le sorridono e la accarezzano sulla testa piena di perline colorate.

Youssef non può lamentarsi ma si sente imbavagliato e quando può esce dalla prigione dorata per farsi un giro sull’isola. “Debbo trovare un lavoro serio, non posso andare avanti così , questa sistemazione  va bene per l’estate ma poi?” Sguscia furtivo da una uscita secondaria e in pochi minuti giunge al paese. Il giornalaio che sta sonnecchiando nell’edicola lo guarda incuriosito quando chiede “Il Corriere della Sera, per favore “

Apre il giornale e va in cerca degli annunci di lavoro. Ce ne sono e entra nell’osteria per potersi sedere e leggere con calma.

Ordina una birra mentre segna con una matita le offerte interessanti. Un ragazzetto arriva con  la birra e Youssef alza gli occhi per ringraziare. C’è anche Anisha che sorride timida a quell’uomo nero come lei.

Lui la osserva intensamente e a lungo, quegli occhi ridenti le ricordano la moglie…. Da quanto non la vede … sette.. otto anni non ricorda bene e quando l’ha lasciata era incinta per la quarta volta.

Le aveva detto che partiva a cercare fortuna e che sarebbe tornato ma sapeva bene che non era vero e anche lei lo aveva capito.

Gli viene da chiedere alla bimba quanti anni  ha, ma non è necessario ….. sa che è lei.

Distoglie lo sguardo e torna a consultare le offerte.

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