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Coronavirus addio? No, il peggio deve ancora arrivare

Il virus, per il momento, pare mollare la presa in Italia. Ma non nel mondo. L’Oms avvisa: «il peggio deve ancora arrivare». Perché?

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Seconda ondata Covid-19

In Italia sembra ci si sia già scordati della pandemia, del lockdown e di tutti i morti a causa del Covid 19. Questo, perlomeno, a giudicare dagli assembramenti incontrollati e dalla mancanza del rispetto delle norme di contenimento e sicurezza da parte di qualcuno. Ma il virus non se n’è andato. Al massimo, in questo periodo è si è un po’ acquietato. E a ritenere che questa sia solo una fase temporanea è anche l’OMS, la quale avverte che «il peggio deve ancora arrivare». È così?

Le prime avvisaglie

Eppure, dopo i nuovi focolai in Emilia-Romagna e in Campania, si dovrebbe aver avuto la prova che il virus non se n’è andato. Ma non tutti forse se ne rendono conto. A ribadirlo è il direttore generale dell’OMS Tedros Adhanom Ghebreyesus che nel briefing sul Covid-19, dopo l’annuncio che in autunno si potrebbe tornare ai tempi bui di qualche mese fa, ha ribadito «Mi dispiace dirlo ma con questo ambiente e in queste condizioni, non siamo ottimisti. Un mondo diviso aiuta il virus a diffondersi». Dopo questo annuncio, il direttore dell’Organizzazione Mondiale della Sanità ha fatto sapere che la prossima settimana verrà inviata in Cina una squadra di ricercatori per indagare sulle origini del Coronavirus.

Il virus è veloce e sfrutta le nostre debolezze

«Sin dall’inizio – ha sottolineato Ghebreyesus – abbiamo detto di mettere in quarantena la politicizzazione della pandemia e di restare uniti perché il virus è veloce e uccide e può sfruttare le divisioni tra di noi. Il nostro messaggio non riguarda nessun Paese in particolare, ma riguarda tutto il mondo. Il virus ha ancora molta libertà di movimento – ha poi ribadito il direttore – la questione cruciale che tutti i Paesi affronteranno nei prossimi mesi è come vivere con questo virus: questa è la nuova normalità».

Una triste ricorrenza

«Domani saranno sei mesi da quando l’Oms ha ricevuto le prime segnalazioni di un gruppo di casi di polmonite da causa ignota in Cina. L’anniversario di sei mesi dell’epidemia coincide con il raggiungimento di 10 milioni di casi di Covid-19 e 500 mila morti – ha spiegato Ghebreyesus – È tempo per tutti noi di riflettere sui progressi che abbiamo fatto e le lezioni che abbiamo imparato, e raccomandare a noi stessi di fare tutto il possibile per salvare vite. Sei mesi fa, nessuno di noi avrebbe potuto immaginare come il nostro mondo, e le nostre vite, sarebbero stati gettati in subbuglio da questo nuovo virus. La pandemia di Covid-19 ha messo in luce il meglio e il peggio dell’umanità. In tutto il mondo abbiamo assistito ad atti commoventi di resilienza, inventiva, solidarietà e gentilezza. Ma abbiamo anche visto segni di stigma, disinformazione e politicizzazione della pandemia».

Immagine di copertina credit: pixabay-Mylene2401

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