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Salute

Coca Cola, inchiesta shock: pagati 8 milioni di euro per “zittire” i medici

La Coca Cola avrebbe pagato 8 milioni di euro per far smentire i legami della bevanda zuccherata con l’obesità. Coinvolti medici e ricercatori

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La grande bugia. Secondo il quotidiano francese Le Monde, la The Coca Cola Company avrebbe sborsato dal 2010 la bellezza di 8 milioni di euro per “pagare” medici e ricercatori affinché fosse smentito il legame tra le bevande zuccherate (e dolcificate) con l’obesità e il diabete. Con tutte le gravi conseguenze che queste condizioni hanno sulla salute.

Basta l’esercizio fisico per rimediare?

Secondo un “nuovo trend” a combattere condizioni gravi come l’obesità, basterebbe l’esercizio fisico – senza preoccuparsi di quello che si beve (leggasi: bibite zuccherate). Difatti, come riportato dal quotidiano francese Le Monde «Per diversi anni la multinazionale ha riunito scienziati influenti per diffondere una ‘soluzione’ all’epidemia globale dell’obesità attraverso articoli pubblicati su riviste mediche, discorsi a conferenze e social media». Questa ‘soluzione’ sarebbe appunto «Fare più esercizio fisico senza preoccuparsi di ridurre l’apporto calorico: questo è il discorso portato avanti da questi esperti che, contrariamente agli specialisti della salute pubblica, ignoravano nelle loro pubblicazioni il ruolo del cibo e delle bevande nel ridurre l’apporto calorico», scrive ancora Le Monde.

Cosa contiene una lattina di Coca-Cola

Ma, a parte gli altri ingredienti, quanto zucchero contiene una lattina da 33 cl di Coca-Cola? Secondo quanto si sa, in una lattina ci sono circa 35 grammi di zucchero – tenuto conto che gli zuccheri semplici non dovrebbero superare il 10-12% del fabbisogno giornaliero. Una sola lattina di Coca Cola contiene dunque circa la metà del massimo di zuccheri che si possono assumere durante la giornata. E, dato che questi si trovano anche in altri alimenti, va da sé che è facile raggiungere e superare il massimo consentito.

La verità mascherata

L’azione della multinazionale alimentare, secondo gli autori dell’articolo sarebbe stata quella di mascherare un’attività di marketing atta distogliere l’attenzione dei consumatori dagli effetti sulla salute a seguito dell’assunzione ripetuta di bevande analcoliche come Coca Cola, Sprite, Fanta eccetera – tutte prodotte dalla The Coca Cola Company. Tutto ciò, in barba alle numerose ricerche che attestavano come l’assunzione ripetuta di bibite zuccherate o edulcorate (Light, zero ecc.) siano legate invece proprio all’esplosione di condizioni come obesità e diabete di tipo 2.

Come ti “corrompo” il medico

Tra gli addetti ai lavori è noto il termine “Bias”, con cui si indicano tutti i problemi i fattori confondenti che possono minare i risultati di uno studio. Per esempio, si parla di Bias quando uno studio è stato finanziato da un’azienda e, guarda caso, i risultati sono positivi o a favore di in determinato prodotto che, sempre guarda caso, è venduto da quella stessa azienda. Ora, in base a quanto ricostruito da Le Monde, sono molti i professionisti – medici e ricercatori – che sono stati a vario titolo sovvenzionati nei loro studi e ricerche dalla Coca-Cola.

Fatti, non parole

A supporto delle tesi di Le Monde, nell’articolo si citano dei fatti concreti. Si parla per esempio della ricercatrice universitaria France Bellisle, che avrebbe ricevuto 2.000 euro per un articolo scientifico in cui si sostiene come non esista «necessariamente» un legame tra il consumo di bevande zuccherate e l’aumento di peso. E poi un certo Xavier Bigard, ex presidente della Società Francese di Medicina dello Sport e ora direttore medico dell’International Cycling Union, che avrebbe confessato «di aver ricevuto 4.000 euro da Powerade, un marchio di bevande energetiche» di proprietà della The Coca-Cola Company, per tenere una conferenza «sulle regole di idratazione dello sportivo». E ancora, un certo Bernard Waysfeld, psichiatra specializzato in nutrizione, che ha dichiarato di aver ricevuto anch’egli circa 4.000 euro per produrre una comunicazione «sulle bevande per adolescenti» durante un simposio tenutosi a maggio 2011. Simposio che pare sia stato «lavorato a lungo e ‘armonizzato’ con la direzione della Coca-Cola».
Che dire poi della Fiera annuale di Dietecom che «ha beneficiato di oltre 140mila euro tra il 2010 e il 2017. La Società francese di medicina dello sport ha ricevuto circa 80mila euro dal 2010 al 2016 come parte della sua ‘partnership’ annuale con il marchio Powerade».

E gli edulcoranti? Non ci sono problemi!

Come accennato, chi pensa di risolvere le cose bevendo bibite Light, Zero eccetera si sbaglia, dato che ormai sono numerose le ricerche scientifiche che hanno rivelato come proprio gli edulcoranti – o dolcificanti artificiali tipo saccarina, aspartame, ciclammati e compagnia bella – sono spesso peggio dello zucchero tradizionale. Su questo fronte, è la notizia di un importo di 930mila euro, che, secondo Le Monde, è stato assegnato a CreaBio per un «progetto di ricerca sui dolcificanti intensi» nel 2014-2015. I risultati del progetto e del relativo studio, pubblicati nel 2018, sottolineano che non vi sarebbe alcuna differenza tra acqua e bevande con «edulcoranti ipocalorici» quanto a effetti sull’appetito, l’assunzione di energia e le scelte alimentari» conseguenti. Infine, ciliegina sulla torta, secondo quanto riportato da Le Monde, tra il 2010 e il 2014 sarebbero stati versati 720mila euro all’Istituto per le Competenze Europee in Fisiologia (IEEP) per un altro «progetto di ricerca sugli dolcificanti intensi». Anche questo studio, pubblicato nel 2018, afferma che non vi sarebbe alcun effetto derivante dal consumo di bevande analcoliche sulla sensibilità all’insulina o la secrezione dell’ormone che regola la quantità di glucosio nel sangue. In sostanza, gli edulcoranti non avrebbero gli effetti dannosi che, invece, molti studi confermano.

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