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Riparte la tassa di soggiorno a Torino, il settore turistico: «Togliete le altre imposte, siamo in crisi»

Riparte la tassa di soggiorno: le associazioni di categoria del settore turistico-ricettivo chiedono al comune di esonerare dal versamento degli altri tributi locali per aiutare le imprese a superare la crisi

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TORINO – La tassa di soggiorno riprenderà a decorrere dal primo aprile dopo nove mesi di sospensione per l’emergenza Covid-19, anche se le strutture ricettive non potranno beneficiare di una ripresa immediata a causa delle vigenti restrizioni e del blocco agli spostamenti tra regioni. Questo è quanto emerge da un tavolo che ha visto confrontarsi l’amministrazione cittadina da un lato e dall’altro Federalberghi Torino, Assohotel-Confesercenti Torino e Gruppo Turistico Alberghiero-Unione Industriale di Torino.

La richiesta delle Associazioni

Le Associazioni di categoria del comparto turistico-ricettivo prendono atto di tale decisione ma chiedono l’esenzione dalle altre imposte locali (insegne, intercapedini, occupazione suolo pubblico per parcheggi, tassa rifiuti) al fine di sostenere le imprese in questo momento di perdurante crisi economica e di limitazioni alla mobilità delle persone che di fatto rendono impossibile una ripartenza.

Lo scorso anno il Comune di Torino aveva deciso, su richiesta delle tre associazioni di categoria, di sospendere l’esazione dell tassa di soggiorno per il terzo e il quarto trimestre, comprendendo anche i primi tre mesi del 2021. Le imprese turistico-ricettive, anche a fronte del perdurare dell’emergenza sanitaria e della conseguente crisi economica avevano richiesto un prolungamento della sospensione.

La tassa di soggiorno resterà invece sospesa nei comuni dell’area Nord Est di Torino (Borgaro, Caselle, SanBenigno, SanMauro, Settimo e Volpiano) per i mesi di aprile, maggio e giugno 2021.

Le dichiarazioni

«Avremmo certamente preferito una proroga dell’esenzione visto che le nostre strutture continuano ad essere aperte ma vuote e risulta paradossale pagare una tassa di soggiorno se i soggiorni non esistono, tuttavia prendiamo atto di questa decisione del Comune e ci adeguiamo – dichiara Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino – ma chiediamo all’amministrazione cittadina di prevedere, come forma di aiuto alle imprese, la cancellazione degli altri tributi locali perché le nostre imprese dopo ormai 14 mesi di pandemia sono allo stremo e l’emergenza non terminerà certamente a breve. Di fronte al crollo del fatturato che supera l’80%, a 3 milioni di presenze turistiche perse e con la Pasqua e i ponti primaverili nuovamente cancellati è necessario che il Governo e gli enti locali assicurino quel sostegno senza il quale sarà difficile restare in piedi fino alla ripresa».

«Malgrado la nostra richiesta di sospensione dell’imposta di soggiorno, il Comune di Torino ha ritenuto opportuno reintrodurla – dichiara Giulia Beccaris, Presidente di Assohotel Confesercenti – Il pagamento dell’imposta è un costo che volevamo evitare soprattutto ai nostri pochissimi clienti in trasferta esclusivamente per motivi di lavoro. Inoltre la reintroduzione genera una competitività al ribasso, disastrosa per il settore ricettivo ormai allo stremo dopo un anno di mancati incassi. Abbiamo proposto che i clienti business possano pagarla una sola volta nel mese, dato che spesso per motivi di trasferta vanno e vengono più volte nel mese, e che venga ribassata. Infine che questa venga reinvestita nel sistema ricettivo in maniera diretta. Ci aspettiamo che il Comune accolga almeno queste proposte».

«Stiamo parlando di importi molto ridotti considerata la bassa affluenza di turisti e nulla di paragonabile a quanto sarà indispensabile investire per ripartire. È necessario un ripensamento complessivo della fiscalità e in questa fase è del tutto evidente che non si possano imporre mille balzelli ad imprese che non incassano quasi nulla e sono in grave perdita – afferma Federico De Giuli, presidente di Gruppo Turistico Alberghiero – Unione Industriale – se c’è la volontà politica laddove non si possano eliminare i tributi è certamente possibile rimodularli. Voglio, infine, ricordare che la tassa di soggiorno è una tassa di scopo i cui proventi devono essere destinati alla promozione turistica. Chiediamo che eventuali incassi siano integralmente spesi per predisporre un piano per la ripartenza con il coinvolgimento di tecnici e degli operatori di cui non si vede traccia a nessun livello di governo».

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