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Intolleranza al glutine o al grano: l’Università di Torino cerca volontari per un nuovo studio. Come partecipare

Se pensi di essere intollerante al glutine o al grano, se hai una sensibilità non celiaca ai cereali, ecco lo studio che fa per te. L’Università di Torino cerca volontari per la ricerca

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Intolleranza al glutine e grano

L’Università di Torino, dopo la pausa forzata del lockdown, riprende la ricerca e sta per avviare un nuovo studio sulla sensibilità non celiaca al glutine/grano. Si cercano volontari per partecipare, che avranno la possibilità di scoprire se sono intolleranti al glutine o al grano, senza tuttavia essere celiaci. I dettagli e come partecipare.

Se pensi di essere intollerante

Se si pensa di essere intolleranti al glutine o al grano, e se si sono già escluse la celiachia o un’allergia ma restano comunque i sintomi, ecco lo studio che fa al caso proprio. Sì, perché potrebbe trattarsi di una sensibilità al glutine non celiaca (NCGS). Ma per scoprirlo, basta partecipare allo studio condotto dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università degli Studi di Torino in collaborazione con il Dipartimento di scienze mediche e con il dipartimento di Scienza e tecnologia del farmaco, finanziato dalla Fondazione CRT.

Volontari cercansi

Il gruppo di ricerca coordinato dal dott. Ilario Ferrocino ricerca volontari per un trial randomizzato controllato in doppio cieco. Per questa ricerca saranno arruolati i soggetti che mostreranno disturbi gastrointestinali e sistemici dopo il consumo di alimenti contenenti glutine, che scompaiono con l’eliminazione dalla dieta di questi alimenti e ricompaiono dopo la loro reintroduzione. I soggetti con diagnosi di NCGS saranno inclusi in un trial, randomizzati in due bracci: sei settimane con assunzione giornaliera di probiotici oppure sei settimane con assunzione giornaliera di un placebo. Per ciascuno dei volontari arruolati che entreranno nel trial (50 soggetti), verranno valutate le abitudini alimentari, il microbiota intestinale tramite sequenziamento di nuova generazione e le analisi del sangue.

Come partecipare allo studio

Allo studio possono partecipare i soggetti che hanno già escluso la celiachia e l’allergia al grano ma continuano ad avere sintomi intestinali ed extra-intestinali e che traggono beneficio da una dieta priva di glutine. Tutti questi soggetti possono contattare il team all’indirizzo mail studioncgs@gmail.com per avere maggiori informazioni ed essere arruolati per partecipare allo studio

La sensibilità non celiaca al glutine

La sensibilità non celiaca al glutine (NCGS) si caratterizza per la presenza di sintomi intestinali ed extra-intestinali che traggono beneficio da una dieta priva di glutine – in assenza di malattia celiachia e di allergia al grano. In questi soggetti diverse proteine presenti nel grano possono essere responsabili dell’attivazione del sistema immunitario. L’incidenza della NCGS nella popolazione non è del tutto nota, anche se è stata riportata una prevalenza simile o maggiore rispetto alla celiachia

La diagnosi

La NCGS è diagnosticata dopo aver escluso celiachia, allergia al frumento, intolleranza al lattosio o ai carboidrati fermentescibili. La valutazione di questo disturbo viene confermata dal peggioramento dei sintomi dopo l’esposizione a una dieta contenente glutine e conseguente miglioramento a seguito della sua esclusione. La sensibilità al glutine non celiaca è in progressivo aumento tra la popolazione e impatta negativamente sul benessere e la qualità della vita di coloro che ne sono colpiti. La sua fisiopatologia al momento non è chiara. Le persone affette dalla NCGS rimediano come possono, per esempio eliminando il glutine dalla loro dieta, tuttavia, non avendo il diritto di accedere ai prodotti per celiaci, spesso seguono un’alimentazione sbilanciata e deficitaria.

Il ruolo del microbiota intestinale

Il microbiota intestinale ha dimostrato di essere un importante mediatore nella perdita della tolleranza al glutine: in presenza di disbiosi si osserva un’alterata permeabilità intestinale. I probiotici (microorganismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute dell’ospite) potrebbero inibire gli effetti tossici indotti dalle gliadine (proteine del glutine) e ridurre la produzione di citochine pro-infiammatorie in soggetti con malattia celiaca.

L’ipotesi alla base dello studio

La possibilità che l’utilizzo di probiotici possa impattare favorevolmente sui processi disbiotici-proinfiammatori – che si ipotizza siano alla base della NCGS – è l’ipotesi del seguente trial randomizzato controllato. Lo studio si pone l’obiettivo sia di fare luce su questa ancora poco conosciuta problematica che di trovare un approccio che possa arrecare beneficio ai suoi numerosi sintomi, spesso invalidanti.

Più diffusa della celiachia

La prevalenza della NCGS tra la popolazione non è al momento nota. Si stima tuttavia che sia più frequente della malattia celiaca. Acquisire nuove informazioni sulla epidemiologia della NCGS può essere uno strumento determinante per orientare scelte di salute efficaci. In effetti, la NCGS sembra essere in progressivo incremento. Attualmente non esistono né strumenti diagnostici di facile applicazione né un trattamento specifico. Il primo step del progetto consiste nell’arruolare i soggetti, con valutazione della prevalenza della NCGS.

Lo sviluppo di nuove terapie

Il recente flusso di ricerche sulla modulazione del microbiota intestinale tramite l’utilizzo di probiotici, insieme con le nuove scoperte sulla regolazione delle risposte immunitarie da parte del microbiota, apre un approccio completamente nuovo allo sviluppo di nuove terapie. Abbiamo ipotizzato che la perdita di tolleranza al glutine potrebbe essere riguadagnata attraverso la colonizzazione dell’intestino da parte dei probiotici selezionati. Inoltre, i fattori che intervengono nella variazione del microbiota necessariamente modificano le attività metaboliche microbiche. Metaboliti come gli acidi grassi a corta catena prodotti da microrganismi probiotici possono notevolmente mitigare stati infiammatori.

La comunità dell’intestino da scoprire

È ormai diventato evidente che il microbiota intestinale non è solo un consorzio passivo dell’intestino, ma svolge una serie di funzioni biologiche che sono importanti per la nutrizione e il benessere dell’individuo. Per capire e sfruttare l’impatto dei microbi intestinali sulla salute umana e il benessere è necessario decifrare il contenuto, la diversità, il funzionamento ed i metaboliti della comunità dell’intestino.

FAQ

Qual è il numero massimo di volontari che accettate (compreso il gruppo di controllo)?
50.

Chi è il coordinatore del team di studio?
Dott. Ilario Ferrocino, Prof.ssa Simona Bo, Prof. Luca Cocolin, Prof. Chiara Cordero.

Da quanti membri è composto il team?
8.

Come verrà eseguita l’analisi del microbioma? Attraverso feci o saliva?
Feci.

Viene eseguito il sequenziamento 16S rRNA?
Sì.

Nell’analisi del sangue quali parametri verranno presi in considerazione?
Generici .

Qual è la durata complessiva dello studio?
Da definire.

I volontari potranno vedere i risultati delle proprie analisi (sangue e microbioma)?
Sì a fine progetto.

Verranno fornite informazioni ai volontari? (per esempio, la differenza tra microbiota e microbioma, associazione tra dieta e popolazione di microorganismi eccetera?)
Sì a fine progetto.

Immagine di copertina credit: pixabay-Lucio Alfonsi

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