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Mai più bambini portati via ai genitori con l’inganno

La Regione Piemonte approva “Allontanamento zero”, la legge che impedisce che i bambini siano portati via con l’inganno ai genitori e promuove il diritto di vivere con la propria famiglia

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Bambini allontanati dalla famiglia
Bambini allontanati dalla famiglia

La Regione Piemonte fa sapere che è stata approvata dal Consiglio regionale “Allontanamento zero”, la legge fortemente voluta dall’assessore regionale Chiara Caucino che rimette al centro il sostegno della genitorialità e il primario interesse dei bambini a crescere nella propria famiglia.

«Mai più bambini che urlano e piangono – ha affermato Caucino nel suo intervento conclusivo prima del voto – perché spesso con l’inganno vengono portati via da scuola e dai loro genitori. Mai più decreti di allontanamento perché il bambino arrivato a scuola con un livido, a casa non c’è la televisione, vive a contatto con troppi animali e in una cascina, mai più in posti con lucchetti alle porte e sbarre alle finestre o ragazzini che non possono mandare una e-mail alla propria mamma».

«In questi anni, visitando le comunità e le case famiglia mi sono sentita chiedere dai bambini ai quali parlavo e stringevo le mani di poter tornare dalla mamma e dal papà, dalla zia o dal nonno e ho assicurato loro che avrei fatto di tutto perché questo si potesse realizzare: oggi mi sento di dire che la promessa è stata mantenuta», ha puntualizzato Caucino, aggiungendo che «con questa legge, che sono certa non abbia in realtà un colore politico ma vada esclusivamente nell’interesse dei minori e che anche chi oggi si oppone apprezzerà vedendola applicata, andiamo a completare efficacemente il quadro legislativo piemontese, introducendo finalmente un preciso dettato legislativo di supporto alle famiglie di origine, rispettando il diritto naturale dei minori di poter vivere nel nucleo originario».

L’obiettivo della legge è infatti supportare e sostenere, con tutti gli interventi già previsti dalla normativa statale e regionale, il nucleo familiare di origine del minore, per scongiurare, ove possibile, l’allontanamento del bambino dalla propria casa e favorire il rafforzamento della rete formale e informale a sostegno della famiglia, prevenendo le situazioni di marginalità e isolamento, evitando così traumi inutili e dannosi.

I dati ufficiali del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali riscontrano che la media nazionale degli allontanamenti di minori dalle famiglie di origine è del 2,7 per mille mentre quella del Piemonte è del 3,9 per mille. Un risultato che ha dimostrato fin da subito la necessità di adottare una legge volta a prevenire l’allontanamento dei minori: che non significa escluderlo, ma disporlo solo in caso di necessità effettiva, quando il benessere e la stessa salute del minore sono effettivamente a rischio, come nei casi di violenza e abusi conclamati.

Sulla base di queste considerazioni si ritiene che l’80% degli allontanamenti sia evitabile e si possa prevenire sostenendo le famiglie con un insieme di azioni e interventi precoci e intensivi, anche di natura economica, realizzati attraverso Programmi educativi familiari mirati a cura dei servizi sociali e sociosanitari e da tutti i soggetti che, a vario titolo, operano per la tutela e la promozione del benessere dei minori e delle famiglie.

Vincolando specificamente circa il 40% delle risorse agli interventi previsti in favore delle famiglie si permette di intervenire su un sistema che, a oggi, destina ogni anno più di 55 milioni di euro principalmente per l’inserimento dei minori in comunità residenziali e comunque per la collocazione fuori dalla famiglia d’origine.

Caucino ha evidenziato anche il percorso della norma, fatto di anni di confronto con tutti i soggetti in causa: «Una legge che è stata spiegata e condivisa con il maggior numero possibile di soggetti che operano nel sistema dei servizi, quali Comuni, Province, Città metropolitana, enti gestori dei servizi sociali e sanitari, dipartimenti materno-infantili delle Asl, servizi di psicologia e neuropsichiatria infantile, dipartimenti di salute mentale e delle dipendenze, autorità giudiziaria minorile, associazioni, cooperative sociali e molti altri soggetti ancora, e non certamente calata dall’alto. Abbiamo ascoltato i problemi di tutti, a cominciare proprio dalle famiglie e abbiamo tentato, credo riuscendoci, a individuare la migliore soluzione possibile».

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