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Economia - Regione

Caro energia: siamo già in ritardo e gli interventi non si possono più rimandare

L’Europa è in ritardo sugli interventi per contrastare il caro energia. La Regione Piemonte chiede azioni immediate sulle bollette, un tetto ai costi e altri provvedimenti urgenti

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Caro energia
Caro energia, urgono interventi immediati

La Regione Piemonte fa sapere che lo scorporo del costo dell’energia è un segnale, ma non basta, perché servono un tetto al prezzo del gas e fondi europei per sostenere le imprese, che senza un supporto concreto rischiano lo stop di ogni attività: è l’appello che i presidenti di Piemonte e Abruzzo hanno lanciato durante un incontro del Comitato europeo delle Regioni svoltosi a Praga in occasione del semestre di presidenza del Consiglio dell’Unione Europea da parte della Repubblica Ceca.

Focus dell’incontro, a cui era presente anche il Coordinatore delle Città dell’Ucraina, è la grave situazione che il conflitto bellico sta causando alla popolazione ucraina e le conseguenze sull’equilibrio economico e sociale dell’Europa.

Il presidente del Piemonte, nel suo ruolo di capo della delegazione italiana del Comitato delle Regioni, e quello dell’Abruzzo hanno espresso la loro vicinanza e solidarietà alla popolazione ucraina, la prima a pagare il prezzo più alto dell’aggressione russa. Hanno poi sottolineato come il protrarsi del conflitto stia avendo un pesante impatto sull’equilibrio economico dei Paesi europei e la necessità di un intervento urgente da parte della Commissione Ue, che su questo tema ha però un ritardo ormai insostenibile.

L’intervento sul caro energia, sostengono i due presidenti, non è più rimandabile. Il Premier italiano già a marzo ne aveva segnalato l’urgenza alla Commissione europea, ma da allora l’Europa non ha ancora dato risposte concrete. Il disaccoppiamento del costo dell’energia è sicuramente un segnale, ma non è sufficiente. È necessario intervenire direttamente con i fondi europei. Serve un nuovo Recovery, allentando anche le maglie stringenti delle risorse attribuite alle Regioni, affinché possano essere destinate immediatamente ad aziende e imprese, che altrimenti rischiano di fallire. Così come non è pensabile lasciare sole le famiglie ad affrontare l’inverno in questa situazione. È un momento molto delicato e l’Europa deve saper fare la sua parte.

Le proposte della Regione al Governo

La Regione Piemonte ha inviato nei giorni scorsi al Consiglio dei ministri un documento che riassume le richieste e le proposte per fronteggiare il caro energia elaborate in seguito ad un confronto con gli imprenditori e gli esponenti del mondo economico e produttivo.

Nel documento, il presidente e l’assessore alle Attività produttive sostengono la necessità di un doppio tipo di intervento: misure urgenti di cui si possa avere una ricaduta subito per affrontare questo momento di estrema difficoltà, perché ne va della tenuta economica del Paese, e strumenti di medio e lungo periodo che diano una prospettiva di stabilità a imprese e cittadini, perché, esattamente come avvenuto con il Covid, questa emergenza ha accelerato le conseguenze di decenni di gestione sbagliata del tema energia.

Tra le richieste del Piemonte al Governo figurano:

  • definire degli stock di energia a prezzo calmierato (tenendo come riferimento il 2020) da mettere a disposizione del sistema produttivo in funzione di dimensione, settori, consumi e fatturato;
  • uno sconto in bolletta con i fondi degli extra profitti, in quanto la produzione di energia è generata in percentuali importanti anche da fonti rinnovabili ma il prezzo che paga l’utente finale è interamente tarato sul valore del gas;
  • facilitare gli impianti per l’autoconsumo nell’attesa dell’allacciamento alla rete degli impianti da fonti rinnovabili installati dalle imprese;
  • finanziare gli investimenti in corso sull’efficienza energetica e le fonti rinnovabili, attivabili anche mediante le aziende che offrono tutti i servizi tecnici, commerciali e finanziari necessari, facendosi carico sia degli oneri economici che di quelli organizzativi;
  • allargare la categoria dei beni strumentali che godono del credito d’imposta, inserendo gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili:
  • ridefinire i parametri per incentivare le imprese in cui il consumo energetico ha alta incidenza rispetto al fatturato, indipendentemente dalla classificazione come energivore.
  • ridurre l’Iva sul teleriscaldamento al 5%.

Le Regioni, rilevano presidente e assessore, possono sostenere i progetti per investimenti in rinnovabili ed efficienza energetica mediante i fondi europei e la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ha già dichiarato di voler potenziare il Fondo europeo per lo sviluppo regionale affinché possa essere piegato maggiormente alle esigenze dei territori in questo momento. Ma finora le parole non si sono trasformate in fatti e l’Europa, che è in grave ritardo su questa emergenza, deve fare la sua parte in fretta.

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