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Torino e la strage nelle Rsa: il dramma delle famiglie

Nelle RSA di Torino e provincia si è consumata una vera e propria strage. Un ospite su cinque non ce l’ha fatta. Il dramma delle famiglie

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Rsa Torino

TORINO – Il Covid-19 ha sconvolto la vita di tutti. Molte le famiglie che hanno vissuto un dramma e un lutto. Ma quello che è accaduto nelle Rsa rimarrà per sempre un segno indelebile di questo anno martoriato. Secondo i dati, soltanto nei primi mesi del 2020 un ospite su cinque non ce l’ha fatta a sopravvivere al virus e alle complicanze della malattia.

Un aumento spaventoso di decessi

I numeri, drammatici, li ha dati un’analisi della Asl di Torino, presentata ieri mattina, durante un Consiglio comunale aperto. La riunione a Palazzo Civico era stata richiesta dalla consigliera del PD, Maria Grazia Grippo, e verteva sulle criticità emerse durante l’emergenza Covid nelle residenze sanitarie per anziani. In base ai dati aggiornati al 12 giugno 2020, si scopre che nel periodo d’osservazione c’è stato un aumento di decessi dal 13 al 20% – un incremento «importante», come ha commentato Giuseppina Dassio della Asl Città di Torino.

La strage

La percentuale di aumento vertiginoso dei morti nelle Rsa è una media, certo: ci sono strutture in cui le cose sono andate meglio e altre in cui c’è stata una strage – come per esempio al Convitto Principessa Felicita di Savoia, in cui si contano tra i 20 e i 25 morti, e circa un ottantina di casi di positività al virus. In tanti hanno denunciato il ritardo nel fare i tamponi agli ospiti delle strutture: cosa che avrebbe favorito il diffondersi dei contagi. Secondo i dati dell’ASL, nelle RSA da marzo sono tuttavia stati eseguiti circa 15mila test.

Il problema del personale

Un altro dei fattori che possono aver favorito contagi e decessi nelle RSA è stato quello del personale. Quando sono usciti i bandi di reclutamento promossi dalla Regione Piemonte, per esempio, molti degli infermieri e Oss impiegati nelle strutture per anziani si sono licenziati. Altro personale poi si è ammalato, creando dei buchi che hanno mandato ancora più in crisi ancora la gestione delle RSA. Per ovviare al problema, o almeno salvare il salvabile, la Regione Piemonte ha mandato in supporto del personale sanitario militare.

Impossibile tenere separati positivi da negativi

Altro fattore d’incidenza nel disastro delle RSA è stata l’impossibilità, in molti casi, di tenere separati positivi al virus dai negativi a causa di problemi di spazio. Tutto ciò, come intuibile, ha favorito i contagi e i conseguenti decessi. Una delle soluzioni, proposta da più parti, sarebbe quella di domiciliare l’assistenza agli anziani, con il supporto però delle istituzioni in modo che il “peso” non ricada sempre sulle famiglie.

1 Commento

1 Commento

  1. Nadia Giaconi

    10 Luglio 2020 at 17:44

    La mia opignone chei trova dentro il problema e che non ci divertiamo a mettere i nostri cari nel strutture per divertimento o sbarrarvci di loro.Quindi si
    Chiede di rispettarli come meritano se ci
    sono maltrattamenti licenziare eassumere personale qualificato.La regione deve provvedere a tutelare queste persone quello che è successo durante il covid e dovuto hai bei tagli che
    sono stati fatti alla Sanità PubblicaE poi
    R
    rivedere le tariffe in quanto con pensione
    Minima se non c’è aiuto dalla regione non possiamo permetterci di pagare quote di 3000 4000 euro non possiamo ammazzarli e quindi rendiamole la vita dignitosa a queste persone già condannate da patologie serie. Assumete personale e controllate e dove ci sono maltrattamenti condannate e non assolvete.Il personale deve essere assunto
    qualificato.Scusate lo sfogo.

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