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Il clan di Sinti e le truffe a Torino: smascherati dalla Polizia, erano milionari

La Divisione Anticrimine della Polizia di Stato ha incriminato una famiglia di Sinti, residenti nel Torinese, per furti e truffe. Sequestrati beni per 2 milioni di euro

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Truffe a Torino

Una famiglia di etnia Sinti, residente nel Torinese, è stata sottoposta all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale. In particolare, il soggetto B.T. del 1960 e altre tre componenti della famiglia. Il provvedimento è giunto dal questore di Torino a seguito di attività di indagine della Divisione Polizia Anticrimine, su input investigativo della Squadra Mobile.

Come truffavano le persone

I soggetti, di etnia Sinti, tutti gravati da precedenti penali e di polizia per reati contro il patrimonio, residenti nell’hinterland torinese, risultano ben inseriti e particolarmente attivi nel contesto criminale dei furti e delle truffe in danno di soggetti anziani. Il loro modus operandi, emerso nel corso delle vicende giudiziarie, risulta analogo a quello attuato da altri soggetti “Sinti” residenti in Piemonte. Più precisamente, spacciandosi per impiegati di enti pubblici o privati, quali i gestori della corrente elettrica piuttosto che del gas a uso domestico o per pubblici ufficiali, i malfattori carpiscono la “fiducia” delle anziane vittime che consento loro l’accesso in casa dove poi, con stratagemmi e raggiri, si impossessano di denaro e di oggetti preziosi.

Una sequela di reati

B.T., capostipite della famiglia, attualmente si trova agli arresti domiciliari per scontare una pena inflitta dal Giudice per l’Udienza Preliminare del Tribunale di Milano per nove episodi di furti in abitazione commessi in quella città. Per cinque dei nove episodi, anche la moglie di B.T., C.A., complice con il marito e il genero R.V., ha scontato un periodo di detenzione, terminato nell’inverno scorso.

Altri reati “di famiglia”

Un figlio della coppia, B.F., è attualmente detenuto in regime di arresti domiciliari per essere stato sottoposto a fermo di P.G. a Palmanova (UD) insieme ad altri due complici, poiché trovati in possesso di numerosi monili in oro, pietre preziose, denaro contante e arnesi atti allo scasso. In Trieste erano stati consumati dei furti in abitazione a danno di anziane donne ed era stata segnalata la presenza di un’autovettura in uso a un gruppo di Sinti dediti a tali reati. La stessa vettura era stata segnalata all’interno del parcheggio di un Hotel della città slovena di Nova Gorica. Intercettata al rientro in Italia, l’auto è stata sottoposta a controllo e a bordo sono stati rinvenuti preziosi e denaro provento dei furti.

L’altro figlio, B.D., per alcuni anni calciatore professionista nelle serie minori, al termine della carriera si è prestato all’attività principale della famiglia. Infatti, nel 2017 lo stesso ha patteggiato una pena per avere, tra il marzo 2016 e il gennaio 2017, venduto a un’organizzazione dedita alla ricettazione di metalli preziosi, circa 30 chilogrammi di oro di provenienza illecita, oltre ad altre quantità meno definite per un controvalore di circa 900mila. Inoltre, sempre B.D. è stato coinvolto in altre inchieste per il reato di ricettazione.

Un patrimonio milionario

Il patrimonio mobiliare e immobiliare sottoposto a sequestro, composto da ville – dotate di ogni confort e di lussuose rifiniture in oro – site nel territorio dei comuni di Nichelino (TO), Cambiano (TO) e Asti, terreni e conti correnti bancari risulta essere prossimo ai 2 milioni di euro.

Immagine di copertina rappresentativa. Credit: pixabay-PublicDomainPictures 

2 Commenti

1 Commento

  1. Mariateresa

    23 Luglio 2020 at 12:29

    Diamo il reddito di cittadinanza e altro sostegno alla famiglia

  2. ROSALINDA BURZOTTA

    26 Luglio 2020 at 21:53

    vorrei leggere

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