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Curiosità

Reflection. Perché adesso non cantiamo più dai balconi e non urliamo più «restiamo a casa, ce la faremo!»

Cosa è cambiato da quando cantavamo dai balconi “restiamo a casa”? Ecco come il virus ci sta cambiando nel profondo. Ma una luce, in fondo al tunnel ancora c’è!

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Quando avevamo visto, mesi orsono, i cittadini di Wuhan gridare il nome della loro città da balcone a balcone eravamo rimasti un po’ esterrefatti ; molti di noi si erano detti: altra cultura, persone cresciute sotto un regime autoritario e, pur nella pena che provavamo per la loro sorte, pensavamo che mai l’Europa e ovviamente l’Italia avrebbero potuto un giorno, se mai fosse arrivata una sciagura simile,  comportarsi in ugual maniera.

Ma il giorno arrivò.

Incollati ai vari TG vedevamo i grafici dei contagiati salire inesorabilmente ora per ora, le terapie intensive al collasso, medici e infermieri contagiati e morti. E ancor non sapevamo che troppi sventurati anziani nelle case di riposo avrebbero avuto o stavano avendo  la medesima sorte.

E il terrore si impadonì di noi.
Poco alla volta anche gli altri Paesi europei vennero contagiati e il virus, come una enorme mano nera, si prese tutto il mondo anche l’America e la Pandemia fu annunciata. In Italia scattò l’allarme, prima ad essere zona rossa fu Codogno poi altre località e infine tutto il nostro Paese entrò in quarantena.

Non passò molto che anche da noi iniziarono i canti dai balconi e i cartelli che dicevano “Ce la faremo – Restiamo a casa” e fu un tripudio di bandiere italiane poste in ogni luogo e di gente che parlava per la prima volta con l’inquilino della casa di fronte mai conosciuto. Eravamo tutti esaltati come la piccola comitiva che, in montagna, si appresta alla salita  del faticoso sentiero che porta al laghetto ai 2500 metri certa di farcela e di potersi rilassare giunta al traguardo.

Una decina di giorni? Forse qualcosa in più e i canti si fecero più fievoli e distanti mentre i collegamenti in Tv, rigorosamente via Skype, mostravano interviste a personaggi noti che mano a mano erano più pallidi e trasandati.
E la gente? All’inizio l’ha presa come sfida ” E’ bello restare a casa” diceva: “Abbiamo più tempo per dedicare a noi stessi, finalmente”.
E la farina iniziò a scarseggiare perché tutti si dedicavano all’arte culinaria con lo zelo del neofita: pane fatto in casa, dolci, tanti dolci, e anche pizze.
Arrivò lo smart working e la scuola online e molti dovettero acquistare tablet e, al contempo, lavorare e aiutare i figli a studiare mentre, ovviamente, c’erano da sbrigare tutte  le solite incombenze di casa.

Molta gente non aveva denaro per acquistare i tablet e restò emarginata.

Uscire? Solo per fare la spesa in code lunghissime al mercato e davanti ai supermercati o in farmacia: e anche qui code.

E il numero dei contagiati e dei morti era inarrestabile.

Presto ci si accorse che il tempo libero non c’era e che convivere giorno e notte con l’amata famiglia  in pochi o molti metri quadri non era poi così esaltante e, comunque, era meglio in molti metri quadri .
Fabbriche e negozi chiusi e, stare a casa con il pensiero di poter perdere il lavoro, non dava spazio alla creatività e il tempo libero ( per modo di dire) diventava incubo. “Il Governo aiuterà tutti” e la gente incredula tirò un respiro di sollievo ma fu breve perchè il denaro tarda ancora oggi ad arrivare o non arriva del tutto. Si diffusero le chiamate skype,  i concerti online, il Museo Egizio online e via dicendo.
Anche messe, Pasqua, 25 Aprile e Primo Maggio online.

Iniziarono poi diverbi pesanti fra Stato e Regioni che contribuirono solo a confondere la gente e a provocare seri guai. Di questo non si rese conto nessune tranne i confusi. Ora sembra vada un po’ meglio, si tira un sospiro di sollievo, ma attenzione !forse ci sarà a settembre una nuova ondata del virus o magari a dicembre non sappiamo…
“Ma i guariti non saranno più contagiati!” afferma la gente con lo sguardo più animato ma gli esperti non possono saperlo perché mai si era visto un virus simile.
Panico? No tristezza, tanta tristezza sul viso , anzi negli occhi della gente che si incontra per strada. Al dirimpettaio non si guarda più con un sorriso, i canti sono finiti e le poche bandiere sono impolverate.

Riprendiamo il Manzoni dove si parla della peste e ci diciamo “Beh però è finita come è finita la Spagnola, l’Asiatica, l’Ebola, la Sars… “

E una luce in fondo al tunnel compare perchè l’uomo si crede sempre invincibile,

Per fortuna.

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