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Curiosità

Una mummia di 4.500 anni, una delle più antiche al mondo, sotto analisi allo Juventus Medical Center

Non mancate alla mostra “Lo sguardo dell’antropologo”, dal 19 marzo al 7 giugno 2020 presso il Museo Egizio

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Nella vita di ognuno ci sono delle scelte da prendere e la maggior parte delle volte non sono scelte libere, ma condizionate dagli eventi esterni.
Io ho preso una laurea in diagnostica scientifica delle opere d’arte, specializzandomi in antropologia fisica, all’indomani dell’inizio della crisi economica del 2009. Un’offerta lavorativa si fece avanti, che non aveva nulla a che fare con tutto ciò che avevo studiato con passione, ma in un campo che oggi mi permette di pagare un mutuo, le bollette e quant’altro, cosa che probabilmente la mia passione, qui in Italia, non mi avrebbe ancora permesso di fare. Materialmente non posso dire di avere rimpianti, ma per quel che riguarda la realizzazione lavorativa personale, mi colpisce ogni tanto della malinconia.

I medici della Juventus studiano una mummia di 4500 anno

E’ con questo spirito che leggo stamane, della mia relatrice di tesi, la dottoressa Rosa Boano, che presenta un interessantissimo progetto di studio su una mummia di 4.500 anni fa, portata per l’occasione negli stessi laboratori medici della Juventus che curano Ronaldo. Una delle mummie più antiche al Mondo. Un caso straordinario in cui tutte le risorse del club bianconero sono di aiuto, anziché generatrici di invidia.
La loro tecnologia ci ha infatti permesso di entrare all’interno di questo preziosissimo reperto, svelandone strato per strato i segreti, senza compromettere minimamente l’interezza e lo stato di conservazione dello stesso.

Uno studio straordinario

Uno studio straordinario, che la tecnologia di oggi ci permette di condurre nel dettaglio, per cercare di ricostruire quelle vite che ci sembrano così lontane nel tempo, ma che ci sono in realtà tanto vicine da far impressione, a volte, mentre ne leggiamo le tracce scritte che hanno lasciato alle spalle.
Il geroglifico ci può sicuramente apparire ostico, ma se si rintracciano traduzioni dei loro scritti, si trovano poesie d’amore per nulla diverse da quelle che un qualunque adolescente cieco d’amore potrebbe scrivere alla propria amata; storie di tradimenti, di dolore, di successi e di disgrazie, per nulla diverse da quelle che potremmo raccontare oggi.

E’ tutto questo che su di me ha sempre avuto un grande fascino: non importa cosa ti troverai ad affrontare nella vita, c’è stato sicuramente qualcuno, la cui storia vale la pena di raccontare, che ha passato situazioni simili o forse peggiori della tua ed è andato oltre. Non c’è mai tragedia abbastanza grande da fermare la razza umana.

E’ questo il fascino dell’antropologia e del ricostruire la vita di questa mummia che prova a parlarci da 4.500 anni di distanza, attraverso il monitor di una sofisticata macchina al centro medico-sportivo della Juventus. La vergogna è che in un Paese come il nostro, reperti come questo e come tanti altri, non vengano mai mostrati al pubblico e siano tenuti reclusi in qualche laboratorio, oggetto di studi solo per gli addetti ai lavori, com’ero io sotto tesi, ma mai mostrati al pubblico. Mancanze di spazi e fondi, per lo più, le cause.

A questo proposito un poco di spazio sarà dato in occasione della mostra “Lo sguardo dell’Antropologo” che vi permetterà di ammirare alcuni di questi reperti perennemente nascosti, nella preziosa cornice del Museo Egizio, dal 19 marzo a 7 giugno del prossimo 2020. Non sarà abbastanza, ma sicuramente qualcosa.

Non mancate!
In Italia abbiamo un impressionante patrimonio, nascosto in stanze polverose, che non abbiamo i fondi per mostrare, per curare debitamente ed è davvero un peccato indicibile.

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