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Storie di adozioni: un caso di “razzismo al contrario” denuncia un’avvocatessa di Torino.

Una coppia torinese inizia la procedura di adozione, ma da quel momento in poi accade l’incomprensibile. E come sempre, a rimetterci, sono bambini innocenti. Ecco cosa è accaduto

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Un caso particolare quello di un’avvocata di Torino, che fa eco a quella di altre madri di bambini stranieri adottati: le ultime hanno, infatti, paura per il razzismo verso i propri figli, la prima invece non ha potuto tenere con sé suo figlio adottivo per un caso di “razzismo al contrario” lo definisce lei.

Era il 2014 quando l’avvocatessa e suo marito sono stati contattati per l’adozione di un bambino di sei anni in Kazakistan. Il bambino ha un ritardo psico-fisico e la madre, un’estetista che viveva in condizioni di forte degrado e difficoltà economiche, lo ha abbandonato in orfanotrofio poco dopo la nascita.

La procedura pareva semplice: i nuovi genitori passano un paio di mesi in Kazakistan col loro bambino finché lo stesso tribunale non conferma il buon esito dell’adozione.

Qui accadde però l’impensabile: la procura presenta ricorso sull’adozione, andando a recuperare addirittura la madre biologica del bambino e aprendo una lotta legale senza precedenti, il cui epilogo ha visto i genitori italiani accusati addirittura di sequestro di persona.

Hanno dovuto allontanarsi dal proprio bambino, per lasciarlo nelle mani di una madre che non aveva mai conosciuto.
L’avvocatessa, che a oggi è mamma di un altro bambino adottato altrove, non si è però mai rassegnata a questa ingiustizia, dove la vittima è solo il minore con difficoltà, lasciato in condizioni di estremo degrado.

Attualmente si è scoperto che il bambino vive addirittura col compagno della madre, morta un anno fa, in un monolocale assegnato dallo Stato: insomma, con un uomo che con lui non ha alcun legame affettivo, notizia appresa dai media locali che hanno seguito molto bene la vicenda fin dall’inizio. L’avvocatessa si sta impegnando per far riaprire il caso, ma mette naturalmente tutti in guardia dallo Stato del Kazakistan, dove pur avendo firmato la carta Internazionale delle Adozioni, tentano di sfruttare la situazione in questo modo.

Purtroppo, ancora una volta, a rimetterci di fronte agli interessi di un mondo adulto monopolizzato dai soldi, restano sempre i bambini.

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