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Curiosità

Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso: una battaglia legale finalmente conclusa

Si chiude con la sentenza della Cassazione, la battaglia legale di quanti volevano la chiusura del museo. Hanno fortunatamente prevalso la scienza e la storia. Ecco tutti i dettagli di questa folle protesta nata nella nostra città

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Sono poche le personalità storiche in grado di dividere ancora l’Italia al pari di quella del celebre Cesare Lombroso.

CESARE LOMBROSO: il medico
Siamo nella seconda metà dell’ottocento e Lombroso, figlio di una famiglia di ebrei estremamente osservanti, arriva a Torino come ordinario di medicina legale del carcere di Torino, dopo aver partecipato come medico da campo in una campagna militare nel sud Italia, espressamente voluta dalla corona, subito dopo l’unificazione, per debellare la pratica del brigantaggio, che per il sud Italia era ancora una piaga dalla costante presenza.

La nascita della criminologia
La seconda metà dell’ottocento è l’era del positivismo, di una fiducia totale nella scienza in continua evoluzione e della nascita dell’opinione pubblica, che osserva non solo la politica, ma anche la cronaca e di fattacci di cronaca, in quegli anni, non ne mancavano. Era il 1888 quando Jack the Ripper terrorizzava l’East End di Londra. In Italia non eravamo messi poi tanto meglio ed è così che nasce il bisogno di studiare l’assassino, il malavitoso, anche quello che anni dopo l’FBI definirà “serial killer”.
Ma è una scienza nuova a cui ci si affaccia in tutti gli aspetti e teorie possibili.

Sicuramente, comprenderete bene, come l’idea più rassicurante sia riconoscere delle diversità chiaramente evidenziabili, fra l’essere umano definito “normale” e il criminale.
Oggi sappiamo che non è così, che il “serial killer” può essere una persona dall’apparenza normalissima – vd. Ted Boundy ad esempio, recentemente risalito alle cronache per il nuovo film documentario- e questo spaventa.

Cesare Lombroso e le sue teorie
Cesare Lombroso si colloca precisamente in quel periodo storico in cui si cerca di distinguere in qualche modo il criminale dalle persone per bene. E’ il primo in Italia e forse in Europa a interessarsi in questo modo ai criminali ed è comunque considerato il padre dell’antropologia criminale.
E’ questa la straordinarietà del suo contributo alla storia, non solo del nostro Paese, ma mondiale: il fatto di aver capito che la criminalità meritava un approccio tutto suo, aperto anche a più scienze, oltre alla sua specifica branca. Lombroso era infatti sostanzialmente un medico legale e sì, come ogni medico legale o antropologo che si rispetti – lo scrivo da laureata con tesi in antropologia fisica (studio dei resti umani per intenderci) – faceva autopsie, studiava ossa, tagliava pezzi di corpi e quant’altro che alle persone comuni può anche sembrare un approccio molto cruento.
Le teorie di Lombroso furono un fallimento e questo oggi lo sappiamo benissimo. Alla fine della sua carriera, fra migliaia di cadaveri esaminati, gentilmente offerti dalle carceri di tutta Italia, lui insisté sull’esistenza di una fossetta all’interno del cranio, nella zona occipitale, che distinguesse le persone dotate di questo istinto criminale da quelle normali. Niente di ciò è minimamente vero. Ma appunto, lui fu il primo ad avvicinarsi con metodo scientifico alla realtà del criminale. Sulla sua scia arriverà anche Freud e la psicanalisi, ma solo successivamente.

Il Museo di Antropologia Criminale Cesare Lombroso di Torino
In Torino abbiamo la fortuna di avere un meraviglioso museo, che raccoglie tutte le ossa della collezione di Cesare Lombroso, raccontando anche la storia delle persone a cui appartenevano e ad accoglierci all’entrata c’è lo scheletro intero di Lombroso stesso, che decise di donare alla scienza perché gli si applicassero gli stessi studi che lui aveva riservato ad altri.
Il Museo sottolinea in tutti i modi che le teorie di Lombroso non hanno fondamento scientifico, ma si pone il fondamentale obiettivo di spiegare in quale contesto storico eravamo, subito dopo l’Unità d’Italia e, racconta anche la storia di molti ospiti, di spiegare come Lombroso giunse alle sue sbagliate conclusioni. Storie che altrimenti sarebbero andate del tutto perdute: nessuno avrebbe la minima idea di chi è Giuseppe Villella se non fosse per Cesare Lombroso.

La sentenza della Cassazione
La diatriba attualmente ancora in auge fra le sedi legali riguarda principalmente un brigante dell’epoca, tale Giuseppe Villella, per lo più ladro di bestiame, che venne analizzato da Lombroso dopo la morte. Molte persone originarie del Sud Italia – io stessa sono originaria del sud – come tanti altri torinesi, ma mi dissocio completamente e strenuamente da questa follia – interpretano la teoria di Lombroso, che pur studiò delle differenze antropologiche fra nord e sud Italia (come altezza, colore capelli, occhi e così via…), come razziste nei confronti delle popolazioni meridionali, decontestualizzando ampiamente il suo lavoro. Richiedono in particolare la chiusura del museo e la restituzione delle ossa di Villella.
Giunge dalla Cassazione l’epilogo definitivo di questa folle protesta senza fondamenta: il Museo resta aperto e le ossa rimangono lì dove sono.

Per le visite
Per chiunque volesse visitare il Museo e capire davvero cos’è che viene esposto, senza pregiudizi di sorta, può recarsi dal lunedì al sabato 10-18 in Via Pietro Giuria 15. Il biglietto è di 5 euro e permette l’accesso anche al Museo di Anatomia Umana ed al Museo della Frutta.
Così potrete farvi un’idea voi stessi e farcela sapere.

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