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Curiosità

I Monumets Men di Torino ed i loro salvataggi sul secondo conflitto mondiale.

Storie di una Torino bellica e dei suoi capolavori artistici

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Le nostre sono generazioni fortunate. Quelle che non hanno vissuto la guerra dentro la propria casa. Non abbiamo idea di come possa, un popolo, prepararsi alla guerra.
Di fronte al mostro della seconda guerra mondiale, la nostra città, obiettivo ambito dei bombardamenti nemici, cercava di difendersi come poteva. E tanto dobbiamo oggi a chi pensò di mettere al sicuro anche il patrimonio museale, artistico ed architettonico che, grazie a questi eroi “Monumets Men”, possiamo ancora ammirare oggi.
La loro storia è raccontata nel volume “Salvare Torino e l’arte” (Graphot Editore) scritto da Elena Imarisio, Letizia Sartoris e Michele Sforza: 303 pagine scandite da foto d’epoca e documenti per ripercorrere la rocambolesca messa in sicurezza dell’altra Torino.
Al di là dei nomi, ad essere estremamente interessanti sono gli escamotage studiati per portare in salvo quanto più possibile, lontano dalla città o dai luoghi più ovvi. Alcune volte espropriando ville storiche, anche private, con l’aiuto di un qualche ministro e trasformarle in centri di raccolta di opere d’arte.
Nel giugno del 1940 «in totale furono depositate nei ricoveri 580 opere per le quali si organizzò un adeguato servizio di custodia in loco» e nemmeno era tanto facile pensare al trasporto, fra strade inagibili e mezzi impropri, spesso di fortuna.
Insomma, un libro che vale la pena leggere, per ricostruire uno degli aspetti forse meno considerati della nostra Torino bellica. Storie di coraggio e di tenacia. Storie di persone che nonostante l’estrema bruttura del secondo conflitto mondiale, ancora sapevano pensare ai posteri con la speranza che avrebbero imparato dai loro errori e dalla loro storia.

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