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7 piatti piemontesi che dovresti mangiare almeno una volta nella tua vita

Le migliori ricette piemontesi che tutti i torinesi dovrebbero provare almeno una volta nella vita

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Piatti tradizionali piemontesi

I piatti della tradizione piemontese non hanno nulla da invidiare a quelli del sud Italia, luogo in cui la cucina è particolarmente rinomata. Anche noi, però, ci difendiamo molto bene e a Torino si trova ogni sorta di golosità culinaria tramandata dai nostri nonni. Trattandosi di una città relativamente fredda – specie in inverno – la tradizione ci ha insegnato a utilizzare condimenti abbastanza pesanti ma eccellenti quando si tratta di doverci riscaldare durante le grigie giornate invernali. Qualunque sia la stagione, tuttavia, ci sono piatti che portano dentro sè il gusto e l’aroma della nostra terra. Ecco il motivo per cui dovremmo mangiarli almeno una volta nella nostra vita.

Fricassà mëscià

Il fritto misto o, in piemontese, Fricassà mëscià è uno dei piatti che è sempre stato in pole position per quanto riguarda la cucina piemontese. A differenza dei classici fritti, quello piemontese è ricchissimo e propone una varietà incredibile di alimenti. La maggior parte fanno parte della tradizione contadina, quindi si tratta di cibi perlopiù poveri (per lo meno una volta) ma davvero gustosissimi. Il fritto misto alla piemontese doc prevede, infatti, l’utilizzo delle frattaglie. Lo scopo era quello di recuperarle dopo aver cucinato altri piatti tipici. In genere si friggono i polmoni, il fegato, le cervella, le animelle, la salsiccia, le fettine di vitello, il semolino dolce e, a volte, anche mele con amaretti. E per finire si accompagna tutto con delle carote tagliate a pezzettini. Della tradizione di questo piatto ne ha parlato in maniera approfondita un’iscritta alla nostra community – Anne Bin questo articolo.

La ricetta del fritto misto alla piemontese

Ingredienti:
200 g salsiccia
200 g cervella
200 g fegato di vitello
200 g animelle
200 g petto di pollo
250 g semolino
1 l latte
1 limone
75 g zucchero
2 mele
10 amaretti
farina
olio per friggere
100 g burro
4 uova
pan grattato
carote

Come preparare il fritto misto alla piemontese

Tradizione vuole che la prima fase del fritto misto alla piemontese sia destinata alla preparazione del semolino. Per farlo, si versa il latte in un pentolino e si porta a ebollizione aggiungendo, alla fine, la scorza grattugiata di limone (non trattato). A questo punto si versa, a poco a poco, il semolino avendo cura di mescolare molto bene per non farlo attaccare. A termine cottura si unisce lo zucchero, si mescola ancora molto bene e si versa il tutto su una teglia. Con un cucchiaio lisciate bene la superficie. Mentre attendete che il tutto si raffreddi, passate alle fasi successive: tagliate tutti i pezzi di carne in piccoli tocchetti e la mela a fettine medie. Ora versate la farina in un tagliere e passate sia la carne che il semolino nella farina e, subito dopo, nell’uovo sbattuto con l’aggiunta di una piccola quantità di acqua. Infine, terminate l’impanatura passando il tutto nel pangrattato. Scaldate bene l’olio in una padella o nella friggitrice e friggete tutto. Nel frattempo, preparate la pastella per le mele: unite due-tre cucchiai di farina, un poco di zucchero (un cucchiaino) e acqua frizzante. Mescolate bene fino a ottenere la densità corretta e immergete le mele e gli amaretti sbriciolati. Friggete anche le mele e riponete il tutto su un piatto da portata in centro tavola. Accompagnate il piatto con carote bollite.

Gnocchi al Castelmagno

Chi di voi non conosce il Castelmagno? E’ uno dei formaggi più famosi – e più cari – del Piemonte. Si tratta di un prodotto tipico di Cuneo a pasta semi dura. E’ un ingrediente fondamentale di molti altri piatti tradizionali piemontesi. Ma, a nostro avviso, come si sposa bene con gli gnocchi non si sposa con nient’altro. Se volete assaggiare questo piatto, vi consigliamo di preparare gli gnocchi in casa per ottenere il massimo del piacere. La preparazione della salsa è molto semplice: si mettono 200 ml di latte in una pentola (per 800 gr di gnocchi), si aggiungono 15 grammi di amido di mais, 30 gr di burro e 200 grammi di Castelmagno tagliato a scaglie. Si lascia cuocere tutto il tempo necessario fino a ottenere una crema semi liquida. Si scolano, quindi, gli gnocchi con una schiumarola e si versano dentro la padella. Si lasciano un paio di minuti e si serve nei piatti con una spolverata di Castelmagno e una macinata di pepe.

Finanziera

Questo antico piatto – risalente all’epoca medioevale – non è proprio tipico di Torino, più della zona del Monferrato. Tuttavia, è davvero squisito, pur essendo – anche questo – considerato povero. Anche se, il nome fa pensare che abbia avuto un momento di gloria in cui – probabilmente – veniva servito nelle tavole delle persone più abbienti. La prima ricetta che abbiamo a disposizione risale al lontano 1450 e viene attribuita al Maestro Martino. Pare, tuttavia, che alcune versioni successive riportate intorno alla metà del 1800 siano attribuite a Giovanni Vialardi (Finanziera del Benso). Per preparare la finanziera si usano (in parti uguali), i rognoni, le creste di gallo, i bargigli, i fegatini di pollo, il filone e la noce di vitello, le animelle, il filetto di manzo e i funghi porcini. Si fanno bollire tutte le frattaglie, poi si tagliano a pezzettini, e si fanno rosolare nel burro bagnati con il Marsala. Una curiosità: la finanziera era la giacca da cerimonia indossata a Torino nell’800.

Tajarin al tartufo d’Alba

Se non lo avete ancora fatto è il momento di provare i Tajarin – taglioni in italiano – al tartufo bianco d’Alba. La ricetta è semplicissima ma il gusto è unico: si condiscono i Tajarin facendo scaldare il burro (circa 75 gr) in una padella, insieme a uno spicchio di aglio e una piccola quantità di tartufo bianco tagliato a fettine sottilissime (circa 80 gr). Scolate i Tajarin, fate mantecare qualche minuto e servite con un’altra spolveratina di tartufo.

Pèscòi

Alcuni lo chiamano Caponet. Si tratta di un antipasto preparato con involtini di cavolo verza ripieni di carne tritata di maiale e salsiccia condita con cipolla, formaggio grattugiato, pangrattato, sale, uova e – ciliegina sulla torta – dadini di lardo.

Brasà

Il brasato al Barolo, alias Brasà, è un piatto unico e squisito solo se preparato seguendo la ricetta originale. In sintesi, si tratta di uno stufato di carne di Fassone (meglio se il cappello del prete) marinata per 12 ore nel Barolo e poi cotta a lungo (circa due ore). In origine ci volevano parecchie ore per ottenere un ottimo Brasà. La carne, infatti, veniva posta al centro delle braci. La cottura lunga permetteva di ottenere una carne morbidissima.

Il bicerin

E non possiamo che finire in bellezza con il bicerin, in italiano il bicchierino. Non è una bevanda, ma una vera e propria delizia preparata con caffè, cioccolato e crema di latte. La ricetta doc la possiamo trovare in Piazza della Consolata a Torino, in uno dei caffè storici della nostra città (tutti i caffè storici di Torino si trovano a questo link) nato, pensate un po’, nel 1763. Tuttavia, è importante sottolineare che, un tempo, i bicerin erano tre: pur e fior (cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato) e un pòch ëd tut (caffè, crema di latte e cioccolato). Quindi, non potete dire di essere torinesi doc, se non assaggiate una delle più antiche specialità nate nella nostra città. Se non l’avete ancora fatto, provatelo! Ne rimarrete stupiti!

1 Commento

1 Commento

  1. elena

    5 Aprile 2022 at 19:09

    bellissimi e buonissimi a parte la finanziera

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