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Piemonte, Anffas: «Disabilità poco considerata nel Recovery Plan»

Troppo pochi 9.5 milioni (su 13 miliardi totali) per le fasce più deboli della popolazione. Protestano FAND, FISH e Anffas Piemonte, che non sono state coinvolte nella stesura dei progetti: «Pronti a fare la nostra parte con spirito costruttivo»

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Immagine rappresentativa

TORINO – In merito ai progetti presentati dalla Regione Piemonte per il ‘Piano nazionale di ripresa e resilienza’, ovvero il Recovery Plan, le tre associazioni che dallo scorso dicembre siedono al Tavolo regionale permanente sulle disabilità coordinato dall’Assessore alle Pari Opportunità Chiara Caucino – FISH Piemonte, Federazione Italiana per il Superamento Handicap; FAND Piemonte, Federazione tra le Associazioni Nazionali delle Persone con Disabilità; Anffas Piemonte, associazione delle famiglie di persone con disabilità intellettiva e disturbi del neuro sviluppo – sono concordi nell’esprimere profonde perplessità di merito e di metodo.

Cifra bassa

Il merito, prima di tutto. Degli oltre 13 miliardi di euro di investimenti previsti dal piano, che riguarda la programmazione 2021-2027, solo 9.5 milioni interessano l’attuazione di «un nuovo piano sociale nazionale per le fasce vulnerabili, child guarantee e vita indipendente delle persone con disabilità». Una cifra troppo bassa per rispondere alle esigenze delle fasce più deboli della popolazione, che hanno pagato gli effetti economici e sociali della pandemia come – se non di più – di altri settori, considerati con maggiore attenzione nei progetti di rilancio.

«Metodo inaccettabile»

Ma anche il metodo è importante. Le associazioni che rappresentano le persone con disabilità (che la Regione Piemonte conosce bene visto che le ha coinvolte nel suddetto Tavolo regionale permanente sulle disabilità) non sono state coinvolte nella stesura dei progetti, neanche in un ruolo meramente consultivo. Non solo, in occasione dell’incontro ‘Piemonte cuore d’Europa’, tenuto ieri, in cui è stato presentato il piano, è stato negato loro il diritto di intervenire per esprimere le proprie perplessità. A rappresentare il terzo settore sono state chiamate solo le cooperative, come se l’ampio e variegato mondo del volontariato e del non profit non esistesse in altra forma. Anche questo è inaccettabile.

Spirito collaborativo

«La nostra protesta, sia chiaro, non vuole essere un lamento fine a sé stesso. Finché c’è tempo di rivedere le linee di programmazione e i progetti specifici che compongono il Recovery Plan, FISH Piemonte, FAND Piemonte e Anffas Piemonte si dichiarano disponibili a fare la loro parte con spirito collaborativo e costruttivo: Le idee non ci mancano», affermano.

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