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Quanti giorni durerà ancora? Le previsioni degli scienziati dell’Istituto Mario Negri

L’epidemia di Coronavirus Covid-19, quanti giorni durerà ancora? Sulla prestigiosa rivista The Lancet, le previsioni dell’Istituto Mario Negri e l’Università di Bergamo

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Coronavirus in Italia: quando finirà

Siamo nel pieno dell’emergenza Coronavirus Covd-19. Al momento in cui scriviamo il numero dei contagi è di 27.980. un numero impressionante, che pare sia destinato ad aumentare. Ma ancora per quanto? E quanti giorni durerà ancora questa epidemia e l’emergenza? Alla domanda hanno provato a dare risposta i ricercatori dell’Istituto Farmacologico Mario Negri e dell’Università di Bergamo con un report pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet.

Buone nuove da Vo’

Qualcuno forse ricorderà che Vo’, il paesino veneto in provincia di Padova era stato, insieme a Codogno, uno dei primi focolai dell’epidemia di Coronavirus Covid-19 che ha colpito l’Italia. Bene, due giorni fa, il sindaco di Vo’ ha raccontato all’Ansa che non si avevano più nuovi casi di positività al virus. Segno che l’isolamento ha dato i suoi frutti. «Abbiamo applicato la quarantena con grande senso di responsabilità  – ha spiegato il sindaco di Vo’ – e abbiamo fatto anche due screening a cui ha aderito il 95% della popolazione». Considerando che la quarantena e l’isolamento della zona sono partiti il 23 febbraio scorso, dopo circa ventuno giorni si è avuto l’azzeramento di nuovi casi d’infezione – un po’ come è avvenuto in Cina. Mentre nelle zone d’Italia che non sono state subito isolate – e prima del provvedimento del Governo e del Io Resto a Casa – l’epidemia ha continuato a diffondersi.

Il report degli scienziati italiani

Il 13 marzo, il dott. Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri e Filippo Remuzzi dell’Università di Bergamo hanno pubblicato un report sulla rivista scientifica The Lancet, in cui si presenta quella che potrebbe essere l’evoluzione della situazione epidemia Coronavirus in Italia – che nel frattempo l’OMS ha classificato come pandemia diffusa ormai in quasi tutto il mondo, con 100 Paesi coinvolti.
Per cercare di contenere questa pandemia, i ricercatori italiani ritengono sia necessario ricorrere a drastiche misure di contenimento, così come è stato fatto in Cina – dove si sono ridotti i nuovi casi di oltre il 90%. Ma da una parte il sistema sanitario italiano che rischia di finire KO e dall’altro il numero di ammalati che continua a crescere rischiano di aggravare la situazione. «Se la situazione si protrae per un’altra settimana [scrivevano Giuseppe e Filippo Remuzzi nel report il 13 marzo, Ndr], ci saranno 30.000 pazienti infetti [e ormai ci siamo, Ndr]. Questo vuol dire che entro la metà di aprile 2020 saranno necessari fino a 4.000 letti d’ospedale in grado di garantire la terapia intensiva. Se l’epidemia italiana avrà un andamento simile a quella della provincia di Hubei  in Cina – proseguono i ricercatori – il numero di nuovi soggetti infetti potrebbe iniziare a diminuire entro 2-3 giorni, allontanandosi dalla tendenza esponenziale. Tuttavia, al momento non è possibile prevederlo a causa delle differenze di misure di isolamento sociale molto restrittive adottate in Cina e la capacità dei cinesi di costruire rapidamente nuove strutture per i malati».

La curva esponenziale dell’infezione in Italia secondo la previsione.
Credit: The Lancet

Le misure adottate dal Governo e la situazione Coronavirus

Nonostante le nuove e più drastiche misure varate l’8 marzo 2020 dal Governo italiano per limitare la trasmissione del coronavirus, il numero dei contagiati è salito in modo costante e rapido. Una misura che tuttavia non è stata sufficiente. «In Italia – sottolineano gli scienziati italiani nel report – abbiamo circa 5.200 posti letto in unità di terapia intensiva. Dall’11 marzo, ci sono 1.028  postazioni dedicate a pazienti con infezione da SARS-CoV-2, e nel prossimo futuro il numero aumenterà progressivamente. Se l’incremento seguirà questo trend per la settimana successiva, ci saranno oltre 30.000 persone infette entro il 15 marzo, come mostrato nella figura 1B [vedi grafico sopra]. Considerando che il numero di letti disponibili nelle unità di terapia intensiva in Italia è vicino a 5.200 e, supponendo che la metà di questi letti possa essere utilizzata per i pazienti colpiti da coronavirus, il sistema sarà alla massima capacità, secondo questa previsione, entro il 14 marzo».

Le previsioni degli scienziati

Come si evolverà dunque la situazione in Italia? Per capirlo, Giuseppe e Filippo Remuzzi hanno confrontato i dati raccolti nella regione di Hubei in Cina, dove nella fase iniziale dell’epidemia si è verificata una progressione esponenziale. La curva di crescita ha tuttavia smesso di essere tale 20 giorni dopo. «Se l’epidemia italiana segue una tendenza simile a quella in Cina – scrivo gli scienziati su The Lancet – possiamo suggerire che il numero di nuovi pazienti infetti potrebbe iniziare a diminuire entro 3-4 giorni dall’11 marzo. Allo stesso modo la curva cumulativa dei pazienti infetti raggiungerà il picco 30 giorni dopo, con il carico massimo per le strutture cliniche. La previsione più difficile è stabilire il numero massimo di pazienti che richiederanno la terapia intensiva. Partendo dal presupposto che la regione di Hubei in Cina ha una popolazione leggermente più piccola dell’Italia (circa 50 milioni in Hubei e 60 milioni in Italia), abbiamo ipotizzato provvisoriamente che la tendenza per il numero massimo di pazienti attivamente infettati sarebbe simile in i due territori».

Le analogie tra l’Italia e la Cina

Secondo gli autori del report, non è irrealistico fare analogie tra la situazione in Italia e quella nello stato dell’Hubei in Cina. «Sulla base dei dati disponibili, il numero di pazienti infetti in Cina ha raggiunto circa 38.000 alla fine di febbraio 2020, quando nella regione di Hubei il numero di nuovi casi si è quasi azzerato. In Lombardia – scrivono gli scienziati – possiamo supporre che avremo bisogno di circa 4.000 posti letto in unità di terapia intensiva durante il peggior periodo di infezione, che dovrebbe verificarsi tra circa quattro settimane a partire dall’11 marzo. Ciò è una sfida per l’Italia, dato che ora ci sono poco più di 5.200 letti di terapia intensiva in totale. L’obiettivo ora è aumentare questo numero per soddisfare in sicurezza esigenze future urgenti. Secondo le nostre previsioni, abbiamo solo poche settimane per raggiungere questo obiettivo in termini di approvvigionamento di personale, attrezzature tecniche e materiali». Staremo a vedere. Intanto si è già pensato a nuove straordinarie misure con il decreto Cura-Italia del 16 marzo e persino all’utilizzo di Hotel e alberghi per isolare le persone da porre in quarantena. Tuttavia, quando tutto questo finirà è probabilmente un po’ difficile da prevedere, perché dipende anche dalla collaborazione di tutti: istituzioni e noi cittadini.

Immagine di copertina rappresentativa. Credit: pixabay-gerd-altmann

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